On trains and bus

Vietnam Truck

Viaggiare via terra in Asia non é uno scherzo.
Se in treno, si possono scegliere 5 opzioni di biglietto, 6 se uno vuole considerare anche i vagoni extra lusso, e io non voglio.


  1. Soft Seats


    • con aria condizionata: come i treni moderni in Europa, senza scompartimenti e con i sedili parzialmente reclinabili, che dovrebbero essere piú comodi e moderni, ma vuoi mettere i vecchi compartimenti, con i sedili che diventavano un letto a tre piazze e il piccolo mondo che si creava all’interno, fatto di briciole di panino, polpette e bibite semi-gassate, e settimana enigmistica, e “Davide li morti tua, li rape sta fermentanu!” di un Lecce-Torino di 15 anni fa. Ecco, insomma. Moderno dicevo.

    • senza aria condizionata: come sopra ma con qualche anno in piú. I sedili sono come sofá dell’appartamento dell’amica di nonna, morbidi quel che basta per giustificare il prezzo del biglietto, ma con l’imbottitura traditora, e con lo schienale di bambú intrecciato. Una specie di terza classe ma di lusso, fatta di briciole di panino, involtini primavera e bibite molto gassate.


  2. Hard seat: come la terza classe aggiornata a seconda di un Ostuni-Nardó di 20 anni fa. Sedili di legno che dormire per terra é piú comodo, non fosse per il fatto che la gente ha la noiosa abitudine di sputare per terra.

  3. Soft Sleepers: un vagone letto con scompartimenti chiusi a 4 letti, con i letti di sotto usati come sedile durante il giorno. Nulla da obiettare, comodi. In uno ci ho fatto tutta la transiberiana, e non intendo in senso generale, ma proprio lo stesso per un bel po’ di giorni. Meglio prendere il letto superiore, se non si vuole che la gente si sieda su dove poggiate la faccia.

  4. Hard sleepers: un vagone letto con scompartimenti aperti a 6 letti, di cui sempre quello inferiore é usato come sedile per il giorno, mentre quello superiore ha piú ho meno le dimensioni di una bara, ma non il confort: lo spazio tra il tetto del vagone e il mio naso era sufficiente a malapena per sternutire. Comunque una buona opzione per socializzare: essendo i compartimenti aperti, diventa tutto un enorme spazio comune dove si beve si mangia e ci si aiuta a vicenda a trovare il bagno. Meglio cercare di essere sul letto di mezzo, altrimenti si rischia o di socializzare troppo (gli occupantoi di tale tipo di treno in genere non distinguono la notte dal giorno quando si tratta di parlare con uno straniero che comunque non capisce niente di quello che gli si sta dicendo) oppure di acuire la propria claustrofobia

  5. posti in piedi: questa ve la devo pure spiegare?


Siccome io sono restio a pianificare per tempo, nelle mie spese dell’ultimo minuto, dopo aver rifiutato l’offerta di un soft seat con aria condizionata a caro prezzo, ho provveduto da solo a procurarmi un soft seat senza aria condizionatadirettamente alla biglietteria della stazione, ancora ignaro del significato di quell’assenza.
Il prezzo era decisamente migliore di quello dell’agenzia e comunque io odio l’aria condizionata. Un affare!
Il mio culo ringrazia! Sia per il viaggio di andata che per quello di ritorno!
Comunque il treno é solo un opzione, ce ne sono altre, come il bus. Costa meno ed é piú facile trovare un biglietto.
Siccome le distanze da queste parti sono leggermente differenti da quelle europee e differente é anche il concetto che ne ha, ovviamente anche i bus sono differenti.
Per fare un esempio, un vecchio musicista conosciuto a Olkhom, interrogato sul perché vivesse lí da solo, rispondeva molto seraficamente che era fortunato a vivere cosí vicino alla famiglia. Quando ho chiesto dove fosse la famiglia, rispondeva a sole 3 ore di bus da lí.
Ad ogni modo, ci sono due tipi di bus:

  1. seating bus: come i bus di casa nostra, peró hanno la televisione e qualche volta vendono anche i posti in piedi nel corridoio.

  2. sleeping bus: io mi ricordo che, dopo il terremoto in Irpinia di 30 anni fa, organizzammo un paio di bus come dormitori di emergenza, sostituendo i sedili con dei letti a castello. Ecco, uno sleeping bus é qualcosa di simile. Invece di avere 2 file di sedili, ha 3 file di letti a castello, a volte a 2 piani, a volte, come in Cina, a 3. In quest’ultimo caso, alle scomoditá che si avevano sul treno per gli hard sleepers, si aggiunge la possibilitá di rompersi il naso contro il tetto del bus ogni qualvolta si passa su una buca della strada, e sono molte. Inoltre il sedile-letto non é del tutto reclinabile, ma si piega solo sino a 30 gradi.


A parte per la programmazione dei film, quasi sempre o vecchi successi di Hollywood chepurtroppo sono arrivati in Europa (ho visto Die Hard 1 e ho pianto, Bruce Willis aveva i capelli all’epoca, ed anch’io) o nuovi successi di Hong Kong che mai arriveranno in Europa, con sottotitoli in Vietnamita o Cinese e senza audio (eccetto che nelle sparatorie o nelle esplosioni), c’è un’altro modo per intrattenersi, specialmente se ci si mette nelle prime file.
L’autista, a qualsiasi religione o credo appartenga, é un seguace convinto delle teorie della reincarnazione, e é ancor piú convinto di meritare la transmigrazione in qualche forma di vita piú evoluta. O in uno stato di coma vegetativo.
In piú, credono fermamente che le trombe da stadio al posto dei clacson possano aiutare a spingere le pratiche del nirvana.
Siccome io sono un coraggioso, ho pensato bene di installarmi sul primo sedile-letto in alto direttamente alle spalle dell’autista.
In tale posizione, ogni volta un sorpasso minore veniva effettuato, venivo svegiato dalle trombe che annunciavano il successo, accompagnate dal beep beep degli scooter che celebravano lo scampato pericolo.
A volte invece venivo svegliato dagli abbaglianti di un veicolo di fronte che illuminavano a giorno l’interno del bus, e il concerto diventava sinfonia: overtoure per annunciare il pericolo di collisione, sviluppo del tema in chiave be-bop per decidere chi dei due avesse la precedenza (in genere decisa per mole del mezzo, angolo di impatto e potenza in decibel delle trombe) e epilogo con celebrazione per lo scampato pericolo.
Cori: diversi viaggiatori di diverse nationalitá che, a seconda del grado di religiositá o assenza della tale, pregavando diversi dei oppure omaggiavano a dura voce le precedenti incarnazioni dell’autista e probabilmente dei suoi antenati.
In queste condizioni ho raggiunto Hue. Ancora nel mio corpo attuale.

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