The Ginger Tuna Carpaccio way

Questa vacanza é piena di cose che non avrei mai fatto, come ad esempio cenare a Luna restaurant in Thong Nai Pan, nella parte nord est di Koh Pha Ngan.

Per coloro che non hanno familiarità con la geografia e la fauna tailandese, Koh Pha Ngan é meglio conosciuta per ospitare il famigerato Full Moon Party. Per ulteriori info, cercate su google.

La decisione di fermarsi qualche giorno da queste parti é stata presa perché le altre due isole confinanti erano segnalate una come la tipica spiaggia da cocktail con bikini (Koh Samui) e la seconda come una specie di Rimini gestita in stile famiglia mafiosa (Koh Tao).
Se riuscivamo a tenerci lontani dal Full Moon Party, su Koh Pha Ngan eravamo relativamente al sicuro. Oltre al Full Moon, adesso l’isola ospita anche un Half Moon, un Black Moon e stranamente un Pirate Party, forse per i giorni in cui la luna non presenta fasi astronomiche rilevanti.
Ogni party può essere raggiunto da tutte le parti dell’isola, grazie a un comodo servizio taxi, probabilmente gestito in maniera “famigliare” come nelle altre isole.

Ma oggi parliamo di un ristorante, e no delle amenità di Koh Pha Ngan, di cui tratteremo altrove.

Quando si viaggia “all’avventura” raramente si riesce a mantenere il normale ritmo colazione-pranzo-cena, in genere si mangia 1) al risveglio, 2) quando si sente quel profumino, 3) quando si ha fame.
Viaggiando con Bea, questo significa ogni due ore.

Quindi come al solito, ci siamo fermati nel pomeriggio in un garage al lato della strada, vicino alla spiaggia, e abbiamo ordinato una cena-pranzo veloce: pollo alla brace per me, il solito Tom Ka Gai per Bea (3 volte su 4 Bea ordina Tom Ka Gai, una zuppa di cocco, verdure e pollo, anche a Berlino!), accompagnato da involtini primavera (*). Frullato di anguria per me, di mango per Bea.

(*) funziona così: lei ordina in base alla fame che ha (sempre tanta), mangia un terzo di quello che ha ordinato, io ingrasso.

Quindi, finito lo spuntino, siamo tornati al nostro bungalow, comodamente situato due chilometri più in là, e con una montagna nel mezzo.
Non appena raggiunta la stanza, rinfrescata da un paio di ventilatori alla massima velocità, Bea si é messa a cercare per la cena.
Io per l’occasione sfoggiavo delle infradito nuove, appena comprate, siccome come sempre ho portato le scarpe sbagliate e le ho dovute comprare in situ.
Già avevo adocchiato qualche ristorantino sulla strada, di quelli col barbecue ricavato dai bidoni di benzina, invece le recensioni di Bea puntavano altrove.

La mia prima impressione nel vedere il ristorante scelto é stata: sei sicura?
Non ero preparato per un ristorante vero, ma il leggendario appetito di Bea era già proiettato oltre la porta, già bello coccolato dalle mani della cameriera che ci dava il benvenuto, e ormai non mi restava altro che accondiscendere.

Nessun rimpianto.

Carpaccio di tonno in salsa di zenzero, il menù del giorno presentava quello.
Prima ancora di sedersi, già avevo il mio piano.
Devo ammettere, ho un debole in per il carpaccio, sia di carne che di pesce, ma specialmente quello di pesce (un giorno vi racconterò del carpaccio di baccalà con gelato alle olive servito a Barcelona, alla Funicolar in Poble Sec).
Ho un debole anche per lo zenzero, che consumo abbondantemente, sia per le virtù gastronomiche, che per altre virtù che non starò qua a raccontare.

Quindi, con già in testa un’idea meravigliosa, ho aperto il menù.
Per chiuderlo subito dopo la prima pagina, che presentava un semplice explorer menu e un più ricco gourmet menu.
Perché perdere tempo a scegliere, se c’é chi l’ha già fatto per noi? Il menù degustazione é una delle più grandi invenzioni del primo mondo.
Explorer menù per Bea, gourmet per me, che, con un piccolo extra, includeva anche il mio carpaccio di tonno.
Sul menù di Bea invece quesadilla di mango e, con mia grande soddisfazione, Pad Thai, i tagliolini tailandesi.
Sebbene il ristorante offrisse cucina internazionale, un piatto locale bisognava prenderlo, perché siamo in Thailandia e il Pad Thai sta alla Thailandia come gli spaghetti stanno all’Italia.
Ca va sin dir, il Pad Thai del pub londinese sta alla Thailandia come spaghetti bolognese stanno all’Italia.

Oltre al carpaccio, sul mio menù veniva red snapper alla brace, che é come un dentice, ma vive da queste parti.

Per dessert, di nuovo ci siamo affidati al cuoco e al suo tris.

Da bere, mi sono contenuto, e, per restare in tema, Ginger Zinger, cioè succo di arancia, carota, e zenzero di nuovo.
Magari un bianco sarebbe stato più consono, magari un Sauvignon Blanc (dalla lista dei vini ho visto predominanza argentina, e una buona scelta di bianchi), ma la sera prima ho esagerato con la birra, durante un Happy Hour, non tanto happy per un doloroso 9-40 dell’Italia all’Olimpico contro l’Inghilterra, nelle 6 Nazioni.
Quindi ho optato per la soluzione più salutare. Due volte.

E finalmente é arrivato il carpaccio.
Che mi ha lasciato senza parole, possibilmente perché avevo la bocca piena di filetti che si scioglievano come burro. Il tonno era fresco e il taglio fatto a regola d’arte. La salsa di zenzero era leggera abbastanza da esaltare tutti i sapori nel posto giusto al momento giusto.
Un po’ di lime per dare un po’ di “afrore coloniale come nelle drogherie di una volta”.

Finito il carpaccio, ho assaggiato le quesadillas di Bea. Ancora sorprese. Perfezione di sapore, la carne speziata al punto giusto da contrastare la dolcezza amara del mango.
Mi piace mescolare i sapori in cucina, e questi piatti confermano che ho ragione.

Fino ad adesso il cuoco sapeva quello che stava facendo.

I nostri “mmm ooh aaahh” hanno attirato l’attenzione di quello che pensavamo fosse un altro cliente del locale, che é venuto al nostro tavolo per chiedere se tutto andava bene.
Assicuratolo del nostro benessere, abbiamo ricevuto un grazie con accento, in virtù del quale ho dovuto sorbirmi la presa in giro di Bea, per essermi fatto riconoscere come Italiano.

Un sorbetto di line annunciava l’arrivo del piatto principale.

Lime sorbetto

Una piccola accortezza inaspettata da queste parti, e occasione per prendermi la rivincita su Bea. Forse il grazie era italiano italiano.
Le ho dovuto spiegare che il sorbetto é normale in Italia, tra un piatto e l’altro, specie di pesce, per pulire e preparare il palato a un nuovo sapore.
Italia Germania 1-0

Espletato il rito del sorbetto, si ricomincia.

BBQ Red Snapper

Pisci cottu e carne cruda.
Regola di base a meno che non si tratti di sushi, frutti di mare o, appunto, carpaccio.
Ma io ho ordinato Red Snapper alla brace, e avrei preferito che il pesce fosse restato un po’ di più su quella brace.
Come al solito, ho spostato tutte le salsine da una parte, e mi sono messo al lavoro. Le salsine rovinano tutto il sapore del pesce, a mio parere.
Il pesce deve sapere di mare e di brace. Tutto il resto é sofisticazione.
E il sapore c’era, e la carne si liberava facilmente dalla lisca.
Ma quel filetto di rosso proprio sulla lisca centrale non mi é piaciuto proprio.
Ciononostante, sul piatto solo la lisca era rimasta, nemmeno le patate al forno di contorno sono sopravvissute.

Dall’altra parte del tavolo, Bea intanto operava sul suo Pad Thai, arrivato impacchettato in un omelette.

Pad Thai

Anche questa volta, nessuna obiezione. Un paio di forchettate per notare la presenza di un sapore differente, più affumicato e dolce della classica salsa di pesce utilizzata normalmente.
Forse l’omelette, sigillandolo, ha fatto in modo che il sapore restasse con quell’extra in più.

Buttato giù il mio secondo Ginger Zinger, eccoci pronti per l’ultima fatica della serata: il dessert.
O meglio i dessert, il tris ordinato più una gentile aggiunta della casa.

E una bottiglia d’acqua, e intendo una bottiglia d’acqua vera, di vetro, fredda e brinata.
L’acqua ha un sapore completamente differente se servita in vetro. L’acqua nel vetro fa quello che deve fare: rinfrescare e pulire.
L’acqua in bottiglia di plastica é solo per banali necessità fisiologiche.

Tris di desserts: mousse di cioccolata con panna montata, creme brulèe e pannacotta al cocco con composta di frutta.
Siccome non vado matto per la mousse, quella é stata la prima a cadere.
Quindi la pannacotta con composta di mango kiwi e presumo anguria, centellinando col cucchiaino per maggior durata.
Infine la creme brulèe, questa volta voracemente, perché la creme brulèe é la creme brulèe e non crema catalana.

Bea invece ha mischiato un po’ i sapori, ogni tanto mandandomi sguardi supplichevoli di aiuto.
Lei mangia spesso e poco, i festini pantagruelici non sono il suo forte.

Io crudele ho continuato a ignorare le sue richieste di aiuto, e continuato con i miei di dessert.

La composta di frutta servita come extra dalla casa é stato il punto di non ritorno per Bea, che ha mollato.
Io no, e anche la sua composta é finita, nel mio bicchiere.

Tornando verso la nostra stanza, o meglio rotolando, Bea continuava a mostrarmi la pancia. “tocca tocca, sto esplodendo”
Probabilmente sognerò carpaccio, una volta tornati a Berlino. E inizierò di nuovo a pressare Bea per un posto vicino al mare.
Perché a Berlino, per 1600 Baht più la mancia, al massimo possiamo trovare un’altra scodella di Tom Ka Gai.

 

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