Saigon Night out

HanoiBia Hoi(street life wityh beer)

Notte a Saigon.
Come sembra esotico. Come in un film di quelli di una volta, ma l’unico che mi viene in mente ora é Emmanuelle, che peró in realtá si svolge a Bankok.
Va be’.
Qualche sera fa ero in giro con alcuni couchsurfers, in un ristorante vietnamita italiano vegetariano, e poi in un bar, a bere birra e a sentire un po’ di musica. Una notte qualunque.
Ieri sera invece sono uscito da solo, ad esplorare i dintorni del posto dove dormo e a trovare un ristorante decente per cenare.
Dovrebbero fare, per ogni cittá, una guida stile Restaurantes de Barcelona donde nunca te han llevado. Più volte questa guida in Barcellona mi ha aiutato a trovare un buon posto e del buon cibo, nonché a esplorare la cittá.
Ma siccome nessuno ha scritto una guida del genere per Saigon, che io sappia, ho dovuto arrangiarmi con quello che avevo sotto mano. E sotto mano avevo la LP*. Ovvero, guida ai ristoranti di Saigon dove tutti son passati almeno una volta senza casi di avvelenamento da cibo.
Riguardo al cibo, non riesco a vedere i seguaci della LP come raffinati gourmet.
Quindi, sotto la voce “mangiare”, due ristoranti hanno attratto la mia attenzione: un ristorante thai definito come il piú piccolo ristorante thai a Saigon, chissá per quale motivo, e un ristorante indiano dove poter trovar del fish tikka. Per una strana combinazione erano uno in fronte all’altro e tutti e due a una distanza dal mio hotel percorribile a piedi.
Con indosso la mia miglior camicia, ovvero quella piú presentabile delle due che ho portato, mi sono avviato.
Ma nulla poté io fare contro le voglie del destino.
L’intera strada dove si trovavano i due ristoranti era al buio, per un guasto alla centralina elettrica. Immagino che il guasto fosse di lieve entitá, il problema sará stato trovarlo nella matassa di cavi che é la rete elettrica vietnamita.
I commensali costretti a mangiare a lume di candela.
Il che é molto romantico e suggestivo nel buio completo della strada, specie se sei in dolce compagnia.
Ma se la luce fioca della candela puó aiutare a rendere una serata piú accesa, non cosí per il cuoco in cucina, abate Faria nel tunnel dei fornelli.
Ho preferito aspettare di vedere il tutto sotto una luce migliore.
E mi son messo ad esplorare.
Se qualcuno di voi che leggete in questo momento é mai venuto a cercare un ristorante con me, e siccome siete pochi a leggermi, quindi qualcuno c’è, sa di cosa sto parlando.
Per cercare il giusto posto e la giust combinazione sono capace di camminare per kilometri. Spesso in tondo.
Solo perché io SO di sapere che c’è un ristorante un po’ più in lá che é un po’ meglio di quello che abbiamo appena passato. E un po’ peggio di quell’altro che abbiamo passato mezz’ora fa, quindi meglio tornare indietro a dare un’altra occhiata.
É un processo lungo, e se non puoi leggere il menú o parlare la lingua o sapere esattamente dove ti trovi, é un processo che puó durare tutta la notte. O almeno un paio d’ore, se la fame ha la meglio.
Come me a Saigon, del resto.
Ho trovato di tutto.
Piccoli bar dai nomi accattivanti, come Queenie and Little Saigon Delight, dove ragazze minigonnate sorridevano troppo e mostravano troppe magre cosce da far pensare ad un non cosí lauto pasto.
Un paio di gelaterie promettevano gusti esotici e tradizione italiana, ma non avevo intenzione di ordinare il dessert ancora, peró ho conservato l’ubicazione in memoria.
Alcuni ristoranti proponevano cucina Italo-messicana, pizza e nachos e birra corona per il costo di un piccolo mutio.
Nel frattempo, i vespa-taxi iniziavano a fare scommesse su di me, dimenticandosi addirittura di offrirmi un passaggio, dopo avermi visto passare dal loro angolo almeno una decina di volte, con la faccia sempre piú annoiata.
Alla fine, stanco e affamato ho deciso di optare per l’unica soluzione possibile in certi casi, il Santo Graal dei viaggiatori, la regola d’oro delle situazioni disperate, adattata alla bisogna.
Se vuoi mangiare bene, vai dove trovi gente anziana o camionisti.
A Saigon questo voleva dire solo una cosa: segui i vespa-taxi e mangia con loro.
Ovvero in una baracchetta sulla strada.

(continua)


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